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Spilla ricamata con i nastrini di seta, silk ribbon

Febbraio 10, 2019 on 10:37 pm | In Personali, Piccole cose, I miei lavori, Ricamo | No Comments
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Cappelletti

Dicembre 2, 2018 on 11:52 pm | In Personali | No Comments
Si avvicina il Natale e nella mia famiglia Natale significa: i cappelletti. I cappelletti sono un piatto che viene preparato in una zona limitata tra Reggio Emilia e Mantova, con piccole varianti tra un paese e l’altro. Inoltre anche tra una famiglia e l’altra ci sono delle piccole usanze che fanno spesso la differenza. Io cerco di farli come li faceva mia madre, originaria di una paese dell’OltrePo mantovano: Villa Saviola.
Anche mio padre era della stessa zona: Gonzaga.Il pesto: occorrono carni miste, manzo, vitello, suino, salsiccia macinati finemente (2 volte). Rosolare in olio e burro e aggiungendo in una garza ben chiusa e cucita odori vari, pepe in grani, chiodi di garofano, cannella, aglio, rosmarino, una carota un pezzetto di sedano.
Sfumare con il Lambrusco. Cuocere a lungo (in passato lo stracotto rimaneva sulla stufa a legna tutto il giorno), a fuoco basso per molte ore, aggiungendo brodo quando occorre. Alla fine della cottura, dopo aver tolto la garza schiacciandola bene)  si aggiunge una certa quantità di pangrattato (di pane a pasta dura). Lo si lascia cuocere nel composto ancora caldo. Si lascia intiepidire, si rovescia il tutto sull’asse da lavoro e si aggiunge il formaggio grana in abbondanza. Si aggiusta di sale, si grattugia noce moscata grattugiata sull’apposita grattugina, e regolando la consistenza con qualche cucchiaiata di brodo si ottiene un composto come quello che si vede nella fotografia qui sotto. Prima di fare i cappelletti bisogna lasciarlo riposare in frigorifero per un bel po’.
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pesto_fatto.jpg
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Dopo aver steso la pasta si dispone il pesto a mucchietti

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Si coprono col bordo della pasta, si fa uscire l’aria…

fase_2.jpg

Si tagliano con la rotella dentata

da_chiudere.jpg

e si chiudono (senza buco, quelli con il buco sono i tortellini).

da-chiudere.jpg

Eccoli. Si cuociono in brodo di cappone e si cospargono di grana. Mio padre me lo ricordo mentre prende un mestolo di cappelletti mentre cuociono (ci vogliono pochi minuti) versarli in una scodella e aggiungere il vino Lambrusco… Antipasto tipico che si chiama bev’r in vin

fatti_finiti1.jpg

piatto_cappelletti.jpg

Faccio notare un particolare: il cappelletto mentre cuoce fa quelle grinze che vedete. La pasta aumenta e il ripieno rimane com’è, questa e’ la caratteristica dei miei cappelletti (forse di tutti, non lo so) ma le mie mangione li gustano davvero con piacere.

BUON APPETITO!


Congiunzione Luna Marte del 16 novembre 2018

Novembre 16, 2018 on 11:02 pm | In Personali | No Comments

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Un grappolo di stelle: le Pleiadi

Ottobre 25, 2018 on 8:28 pm | In Personali, Astronomia | No Comments

UN GRAPPOLO D’UVA STELLARE
La prima volta che si rivolge al cielo notturno uno sguardo poco più che distratto, in certe stagioni si può notare una specie di nuvoletta che a uno sguardo più attento si rivela come un gruppetto di stelline. Quattro, le più luminose, formano un quadrilatero, mentre le altre tre sono disposte lungo una linea curva: nell’insieme fanno ricordare la forma di un piccolissimo carro. La loro visione e il riconoscimento di quella che in passato è stata anche considerata una costellazione a sé stante, Le Pleiadi, provoca spesso un sentimento di stupore.
Le Pleiadi sono un ammasso di parecchie migliaia di stelle; ad occhio nudo se ne distinguono facilmente sei, e anche sette se il cielo è limpido. In particolari condizioni si arriva a vederne fino a 9. Accurate osservazioni hanno rivelato che ci sono almeno 500 stelle facenti parte dell’ammasso aperto.
In effetti sono oggetto di osservazione e considerazione da tempi antichissimi. Nelle grotte di Lascaux, in Spagna, un dipinto risalente ad epoca preistorica pare riportare oltre a raffigurazioni di animali tra cui il toro, anche un gruppo di punti disposti in modo da essere interpretati da alcuni studiosi di astronomia antica come questo oggetto del cielo notturno: la costellazione del Toro con nei pressi Le Pleiadi.

pleiadi1.jpg

Oltralpe questo gruppetto di stelle viene addirittura denominato “La Grappe de raisin” (Il grappolo d’uva); in effetti le stelline fitte fitte richiamano gli acini.

Popolarmente sono conosciute da sempre come le Sette Sorelle oppure, specialmente nel mondo contadino, vengono associate alle Gallinelle; o anche la Chioccia e i Pulcini

…sette case nel tacito borgo, sette Pleiadi un poco più su.
Case nere: bianche gallinelle!
da L’imbrunire
- G. Pascoli

La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle.
da Il gelsomino notturno
- G. Pascoli

Alfred Tennyson ha pensato invece alle lucciole:
Molte notti ho visto le Pleiadi, sorgenti attraverso un’ombra soffusa,
scintillare come uno sciame di lucciole incastonato in un’argentea ghirlanda.

E davvero, viste attraverso un telescopio, le Pleiadi appaiono avvolte in una leggerissima nebbia, perché sono immese in una nebulosa.

I latini le chiamavano Vergiliae, da ver, primavera, le stelle della primavera.
Il loro nome deriva forse da Peleiades, “colombi selvatici”, oppure da pleos, abbondante, numeroso, con riferimento al numero elevato di stelle che le compongono; o anche dalla parola greca, pleo, navigare: infatti costituivano un segno importante per la navigazione e la prudenza suggeriva ai naviganti di andar per mare soltanto nel periodo in cui le Pleiadi brillavano nel cielo, cioè dalla primavera all’autunno.

Ma se della navigazione pericolosa il desiderio ti prende,
sappi che quando le Pleiadi, d’Orione la forza terribile fuggendo,
si gettano nel mare nebbioso,
allora infuriano i soffi di ogni specie di venti.

Esiodo

Esiodo (VIII-VII secolo a.C.) le canta anche come indicatrici al contadino del calendario dei lavori agricoli:
Al sorgere delle Pleiadi, figlie di Atlante, inizia la mietitura, ara quando esse tramontano: per quaranta notti e quaranta giorni se ne stanno nascoste e, mentre l’anno compie il suo corso, appaiono in principio quando è il momento dì affilare la falce. Questa è la legge dei campi.
( Da Le Opere e i Giorni)

Occorre a questo proposito ricordare che oggi questo ammasso è visibile in un periodo diverso dai tempi antichi a cui abbiamo accennato. Oggi esse cominciano ad apparire nei cieli del mattino in agosto, sono visibili in prima serata in inverno e a maggio tramontano: questo accade per un fenomeno astronomico che si chiama precessione degli equinozi, (un lento movimento del Polo Nord celeste tra le stelle).

Il mito le ha poi rivestite di leggende particolarmente suggestive.
Sono sette sorelle, figlie di Atlante e di Pleione. Secondo un’altra versione sono figlie di una regina delle Amazzoni.
I loro nomi erano: Alcione, Celeno, Elettra, (con Zeus ebbe Dardano e Iasione), Maia, (con Zeus ebbe Ermes), Merope Sterope o Asterope, Taigete, (con Zeus ebbe Lacedemone).

Esiodo riporta: “l’amabile Taigète, Elettra dagli occhi turchini, Astèrope, Alcione con Maia, e la diva Celèno, e Mèrope: di tutte fu padre il fulgido Atlante“.

Atlante, re della Mauritania, grande gigante, litigò con Perseo, il quale, grazie alle proprietà magiche della testa di Medusa, lo trasformò in un monte (la catena dell’Atlante nel Marocco); poi Giove lo perdonò dello sgarbo fatto a suo figlio Perseo e gli ridiede le sue fattezze; tuttavia per punizione gli diede da sorreggere sulle spalle il mondo.
Tutte le ragazze erano bellissime ed ebbero rapporti amorosi con dei dell’Olimpo. Da Marte Astèrope ebbe Enomao, re di Pisa; Maia ebbe da Giove Mercurio; anche Elettra ebbe con Giove un figlio, Dardano, fondatore di Troia, e con Taigete nacque Lacedemone, fondatore di Sparta.
Il poeta romano Ovidio, racconta poi che una delle Pleiadi, Merope, per la vergogna di aver sposato Sisifo, un uomo mortale, non è sempre visibile, oppure a impallidire ogni tanto sarebbe Elettra, che si ritira secondo la leggenda verso il Polo Artico, e si copre gli occhi per non veder la fine della città fondata dal figlio, Troia, e di tutti i suoi discendenti. Elettra, dal Circolo Polare Artico tornerebbe ogni molti anni con i capelli sciolti per la disperazione e rappresenta una cometa che periodicamente torna nei nostri cieli.
Anticamente, presso molti popoli l’anno cominciava con la loro levata al mattino e l’inverno con la loro levata la sera.
Le Pleiadi rivestivano delle importanti funzioni di regolazione delle usanze e dei costumi sia civili che religiosi. La culminazione a mezzanotte di questo gruppo di stelle segnava presso diverse culture primitive il periodo del culto dei defunti, che si celebra ancora oggi con il nostro Ognissanti, nel celtico All Hallow Eve (diventato poi Halloween

Gli antichi egiziani davano al mese di novembre il nome di Athar-aye, il mese delle Pleiadi, e lo stesso troviamo presso i caldei e gli israeliti.

Gli abitanti della Polinesia ad una metà dell’anno danno, nella loro lingua, il nome corrispondente a “le Pleiadi Sopra”, e all’altra metà a “le Pleiadi Sotto”.
Persino i Maia, gli Aztechi e i nativi del nordamerica usavano simili ripartizioni.
Per i Boscimani le Pleiadi sono “Le stelle dell’aratura”:
Gli Inuit (che noi chiamiamo Eschimesi) le chiamano “l’osso del petto” e in Lapponia vengono considerate come una vecchia che si accompagna a un branco di cani.

In Australia scopriamo una certa corrispondenza con i nostri miti: le Pleiadi sono ragazze che cercano si sfuggire a un cacciatore che le insegue (Orione).

Euripide le cita come “orologio notturno”. Ci sono testimonianze dirette anche nelle nostre campagne di questo fatto. Un oggetto così inconfondibile e caratteristico, messo in relazione a particolarità del terreno, a colline, a profili di montagne può facilmente costituire un riferimento nelle ore notturne tanto da poter sostituire l’orologio.

Il mito sopravvive anche ai giorni nostri, ma meno poeticamente. Possiamo viaggiare sulle Pleiadi, su un’automobile che si chiama Subaru, il nome giapponese di questo bellissimo ammasso stellare.


Chiamatela stella - Una stella una bambina (o un bambino)

Ottobre 24, 2018 on 11:49 pm | In Personali, Astronomia | No Comments

Alcune stelle hanno un nome adatto  a una bambina…magari con qualche piccolo aggiustamento…
Ho scelto i nomi che hanno un suono che mi sembra accettabile come nome proprio.
Se qualcuno leggendo questi nomi decidesse di usarne uno per una piccola o piccolo “figlia/o delle stelle”
sarei molto felice di saperlo…scrivetemi.

Avvertenza: i nomi arabi conterrebbero dei segni grafici diversi da quelli presenti nella nostra lingua.
Ho ritenuto inutile riportarli per lo scopo che perseguo: trovare qualche nome nuovo ispirato alle stelle.

*L’anno luce è un’unità di misura che esprime la distanza percorsa dalla luce nel vuoto nell’intervallo di un anno.
Da Wikipedia

Cara (Chara)
di derivazione greca, significa “gioia”.
Inventato da Johannes Hevelius, è il nome dato alla più meridinale delle stelle dei Cani da caccia. L’altra stella si chiama Asterion.

Adìl (Adhil)
da al Dahil, “lo strascico del vestito”, nella costellazione di Andromeda.
Dista da noi 196 anni luce*

Amàl (Ahmal)  ”l’agnello”.
Nella costellazione dell’Ariete. Dista da noi 66 anni luce

Arturo
(dal greco) rappresenta Arcade, il figlio di Callisto, una ninfa del corteggio di Artemide.
Zeus la vide, prese le sembianze della dea e la sedusse. La dea della caccia si arrabbiò moltissimo, poichè le sue ninfe dovevano rimanere vergini, e la trasformò in orsa. Il bambino che nacque, Arcade, andando a caccia nei boschi incontrò l’orsa sua madre, che tentò di avvicinarglisi. Egli, spaventato, stava per scoccare una freccia, ma Zeus, impietosito, li portò entrambi in cielo.

L’orsa divenne l’Orsa Maggiore che tutti conosciamo; Arcade divenne ” il guardiano dell’Orsa”, la stella della costellazione di Bootes (guardiano, pastore).
Arturo è la stella più brillante del cielo estivo: contende il primato a Vega della Lira.
Nel 1933, in occasione dell’Esposizione “Il secolo del Progresso”, a Chicago, la sua luce fu usata per accendere l’illuminazione il giorno dell’inaugurazione. La ragione della scelta sta nel fatto che la stella è distante circa 40 anni luce dalla Terra, e la luce che brillava quel giorno era partita dalla stella 40 anni prima, giusto la data dell’esposizione precedente.

Sirio
Significa “ardente, splendente”. E’ la stella più luminosa del cielo. Iside per gli Egizi, alla sua levata eliaca (appena prima del sorgere del Sole), segnava il periodo dell’inondazione del Nilo. Chiamata anche Cane, da cui canicola, il periodo di intenso calore estivo, era considerata portatrice di malattie e pestilenze, che si verificavano per le alte temperature estive e per la mancanza di strumenti per la conservazione dei cibi.
Dista da noi 8,6 anni luce. E’ una stella appartenente all’emisfero australe, visibile nei nostri cieli per l’inclinazione dell’asse terrestre. Scintilla cambiando colore a causa del fatto che è bassa sull’orizzonte e la sua luce viene distorta dall’atmosfera.
Nell’altro emisfero, (io non ho mai potuto verificare, ma se qualcuno può farlo è pregato di riferire), la bella stella non scintilla allo stesso modo.

Adàra (Adhara)
da al-adhara, “le vergini”.Nella costellazione del Cane Maggiore. Dista da noi 431 anni luce.

Nàscira (Naschira)
Nella costellazio del Capricorno. Non si conosce il significato. Dista da noi 38,6 anni luce

Adàr (Hadar)
dall’arabo hadari, sconosciuto il significato. Nota anche come Agéna (ginocchio), nella costellazione del Centauro. E’ distante 530 anni luce.

Mira
Significa “la meravigliosa”. Nella costellazione della Balena. E’ una stella variabile, periodicamente (circa una volta l’anno e per circa 135 giorni), si rende visibile a occhio nudo e poi impallidisce. Dista da noi 419 anni luce.

Mimosa
Una della stelle della Croce del Sud. Il nome adottato di recente, nel XX secolo, potrebbe ispirarsi al fiore dallo stesso nome. Dista da noi 353 anni luce.

Gena (Gienah)
nella costellazione del Corvo, dall’arabo janah-al-ghurab, “l’ala del corvo”.
Dista dalla Terra 165 anni luce

Altàis
da al-tinnin significa forse “il serpente”. Nella costellazione del Dragone, dista da noi 100 anni luce.

Áza (Azha)
deriva dal nome attribuito dagli arabi a una costellazione il cui nome significava “il nido degli struzzi”. Oggi si trova nella costellazione di Eridano.

Aléna (Alhena)
è nella costellazione dei Gemelli. Il nome significa, dall’arabo al-han’a, “il marchio sul collo del cammello”. Dista 59 anni luce dalla Terra.

Niàl (Nihal)
Il nome deriva dall’arabo al-nihal, e significa “i cammelli che iniziano a dissetarsi”. Si trova nella costellazione della Lepre. Dista da noi 1280 anni luce.

Vega
La stella piu’ luminosa della costellazione della Lira. E’ di un soffio meno luminosa di Arturo. Il nome deriva dall’arabo al-nasr-al waki, “l’aquila che attacca”. Dista dalla Terra 25,3 anni luce. E’ la prima stella ad essere stata fotografata.

Alnilàm
la stella di mezzo dei Tre re, le tre stelle della cintura di Orione, la costellazione piu’ bella del nosro cielo. Il suo nome deriva da un’antica costellazione a cui apparteneva: al-nizam “il filo di perle”. Dista da noi 1340 anni luce.

Meissa
deriva dal nome al-maisan, che potrebbe significare “la splendente”. E’ nella costellazione di Orione. Dista da noi 1060 anni luce.

Sam (Sham)
“la freccia”, dall’arabo al-sahm. Nella costellazione della Sagitta (freccia). Dista 473 anni luce.

Antares
il suo nome deriva dal greco, e significa “simile a Marte”, per il suo colore rossastro. Si trova nella costellazione dello Scorpione. Dista 500 anni luce.

Sàula (Shaula)
Deriva dal nome arabo di una antica costellazione: al-shaula, “il pungiglione dello Scorpione”.
Dista 700 anni luce.

Áldebaràn
Nella costellazione del Toro ne rappresenta l’occhio. Significa probabilmente “la seguente”, con riferimento al fatto che segue Le Pleiadi. Sembra immersa nell’ammasso aperto delle Iadi, ma è lontana da loro. Dista 65 anni luce, mentre le Iadi distano oltre 150 anni luce.

Ália (Alya)
Nella costellazione del Serpente. deriva dall’arabo alya, la coda di una particolare pecora della zona. Dista oltre 130 anni luce (in effetti sono probabilmente due stelle compagne a due distanze diverse).

Le Pleiadi (solo alcune): Sono nella costellazione del Toro.

Celèno: (dal greco): madre di Lico che diede il nome alla Licia, regione della Turchia
Elèttra: madre di Dardano fondatore di Troia
Maia: madre di Ermes, (il padre era Zeus), era la più bella delle sorelle.
Mèrope

Le Iadi (solo alcune): erano ninfe dei boschi
Ambròsia: la bevanda degli dei immortali, significa “immortale”, o “fragrante”
Eudòra
Diòne: nella mitologia greca si chiamava Diòne la madre di Afrodite

Átria
unione di A (alfa) con le iniziali di Triangolo australe, costellazione dell’emisfero sud: a-tria. Dista 415 anni luce

Tania
Nome di due stelle della costellazione dell’Orsa Maggiore. Dall’arabo al-qafza al thaniya, “il secondo salto”.
La costellazione a cui si riferisce il salto è un’ antica costellazione preislamica: “i salti delle gazzelle”; le stelle sarebbero le orme lasciate dagli animali inseguiti dal Leone. Distano 134 e 249 anni luce.

Tàlita (Tàlitha)
Dall’arabo al-qafza al thalitha: “il terzo salto” (delle gazzelle). Dista 47,7 anni luce.

Alùla
Sempre nell’Orsa maggiore, “il primo salto” (delle gazzelle). Dista 421 anni luce.

Zània (Zaniah)
Significa “l’angolo” di una antica casa lunare preislamica dal significato sconosciuto. É nella costellazione della Vergine, e dista 250 anni luce da noi.

Sìrma (Syrma)
Di derivazione greca, significa “strascico (del vestito)”; è sempre nella costellazione della Vergine. Dista da noi 70 anni luce.
Gran parte delle notizie sono riprese dal libro di
Gabriele Vanin - I nomi delle stelle - Storia, mito, dati scientifici e osservativi
Editore Sirio Srl


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