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Orsi tra le stelle
Maggio 8, 2022 on 10:30 pm | In Personali, Racconti | No CommentsL’Orsa maggiore e l’Orsa minore
Ci sono orsi anche fra le stelle. Possiamo immaginarle come la mamma e il figlioletto birichino che fa le capriole.
Sono orsi un po’ speciali. intanto hanno una lunga coda, cosa che i veri orsi non hanno. Ma cosa importa? In fondo alla coda del piccolo c’è la stella più importante tra tutte quelle del cielo (almeno nel nostro emisfero boreale): la Stella Polare: Polaris. La stella che segna il nord, che per secoli è servita per i naviganti, che in mezzo al mare, senza vedere terra, non avrebbero saputo che direzione prendere. La stella Polare è l’unica che rimane sempre fissa nel cielo. Tutte le stelle ruotano attorno ad essa durante le 24 ore. (A dire il vero non sta proprio fermissima, disegna un piccolissimo cerchio, ma in fotografia non si vede. E i telescopi ne tengono conto.
I nomi delle altre stelle dell’Orsa minore sono: Kòchab, (stella), Pherkad (Fèrkad, i due polpacci), Yildùn, (dal turco “stella”).
Nell’immagine, accanto agli orsi, c’e’ il disegno del Grande Carro, che fa parte della più grande costellazione dell’Orsa Maggiore, ma che tutti chiamano Orsa. (Sette le stelle dell’Orsa Maggiore, sette le note della mia chitarra…come cantava il Quartetto Cetra). Anche Giacomo Leopardi nella sua celebre poesia Vaghe stelle dell’Orsa, vedeva certamente e notava solo le luminose stelle del Carro, anche se sapeva bene che altre stelle completavano la costellazione. Tutti la riconoscono, l’Orsa Maggiore.
Ecco tutte le stelle principali dell’Orsa maggiore. Nel gruppo si riconoscono la testa e le zampe.
I nomi delle stelle dell’Orsa Maggiore sono: Dùbhe (da al-dubb, l’orso), Meràk, (il fianco dell’orso più grande), Phecda (Fècda), (la coscia dell’orso più grande), Mègrez, (la radice - della coda - dell’orso più grande), Aliòt, (il cavallo nero), Mìzar, (l’inguine), Alcor (è una stellina vicina a Mizar, appena visibile in cieli scuri, e il suo nome significa “la dimenticata”), Alkàid, (il capo), Tàlitha, (il terzo salto della gazzella), Tania australis e Tania borealis, (il secondo salto), Alula borealis e Alula australis, (il primo salto), Mùscida, (il muso).
Il significato del nome deriva, per la nostra cultura, dalla mitologia greca. La storia è bellissima. Chi volesse leggerla: da Le metamorfosi di Ovidio.
Callisto è una delle ninfe del seguito della dea Diana (la dea della caccia). Un giorno mentre, tolta la faretra, riposa in un bosco, Zeus la vede e per sedurla prende le sembianze della dea. Callisto si lascia ingannare e Zeus la seduce. Rimasta incinta, viene scacciata da Diana perchè le Ninfe del suo seguito dovevano rimanere vergini.
Quando nasce il bambino, Arcade, anche Giunone si vendica, e trasforma Callisto in orsa.
Lei da allora vaga per i boschi, e un giorno incontra il figlio che sta cacciando, e che, vedendo un’orsa, tenta di colpirla con una freccia. Zeus impietosito li fa salire nel cielo trasformando ambedue in costellazioni, l’Orsa maggiore e l’Orsa minore, condannate però, per l’ultima vendetta di Giunone, a ruotare in eterno intorno alla Polare, senza mai bagnarsi nel mare.
Infatti alle nostre latitudini, che sono anche non distanti da dove nacque il mito, le Orse non tramontano mai. Naturalmente andando ancora verso Sud anche le Orse spariscono pian piano mentre si rivelano le costellazioni australi.
Già fra gli antichi Sumeri la costellazione era conosciuta con il nome di MAR.GID.DA, che significa il carro, mentre gli Egiziani vi videro un ippopotamo. Per i Romani erano Septem Triones, i sette buoi che girano intorno alla Polare.
Presso vari popoli era ed è di volta in volta un cinghiale, un feretro seguito da donne piangenti, una casseruola, il carro di Re Davide, un aratro tirato da buoi, un mestolo, una mannaia, una chioccia seguita dai pulcini. Curiosamente anche gli indiani d’America immaginavano in questo asterismo una figura d’orsa, rincorsa da 3 uomini, uno che scocca la freccia, uno con in mano una padella, uno con la legna per il fuoco.
Questo anche per rimarcare che i significati delle costellazioni non sono mai uguali in tutte le culture, contrariamente a quanto si creda.
Capitano, mio capitano…
Ottobre 22, 2018 on 9:13 pm | In Personali, Racconti | No Comments“Il suo nome era… Baratta Gino…ma lo chiamavan drago…gli allievi…al bar del Pitentino…dicevan ch’era un mago… era un mago…”
Il pullman, pieno di ragazzi e ragazze che parafrasavano la nota canzone, era simile a mille altri che nelle primavere di oltre cinquant’anni fa, correvano sulle strade delle gite scolastiche.
La meta non era di vitale importanza, il mondo era così grande… noi ragazzi non avevamo mai visto molto, oltre i paesi in cui vivevamo, e tutto era nuovo ed eccitante.
Noi non lo sapevamo, ma avevamo qualcosa in più degli altri: avevamo un insegnante speciale, diverso dagli onesti professori che pure facevano il loro mestiere con dignità; ci era toccato in sorte un “maestro”.
Eravamo ragazzi di campagna, al più figli di commercianti, artigiani, qualcuno era di famiglia ricca, ma non ce ne rendevamo conto.
Io ero orfana di padre e di famiglia povera, dove non c’erano occasioni per stimolare la curiosità e il desiderio di conoscenza; egli ci portò da casa sua una valigia piena di libri che distribuì ad ognuno secondo l’idea che si era fatta di noi e della nostra capacità di comprensione.
Il primo libro che mi diede da leggere fu… La morte nell’anima di Jean Paul Sartre, credo di non averci capito niente.
Altri ne lessi in seguito e non li ricordo tutti, ma negli anni della maturità li ho ricomprati in buona parte, perchè devono aver segnato profondamente la mia giovinezza.
Les fleur du mal, Une saison à l’enfer, Gente di Dublino, Au rébours, e le poesie di Pavese e altri che sarebbe troppo lungo elencare ora sono sugli scaffali e se li guardo comprendo quello che allora mi era sembrato scivolasse su di me senza lasciare il segno.
E quante mattine passate a scrivere, sui quaderni che ancora conservo, appunti dettati con pazienza per integrare i libri di testo che allora come ora non contenevano quello che un vero maestro considerava importante per la nostra cultura.
Conservo poesie di Bellintani, allora sconosciuto:” E allora Cristo salì al Calvario, piangendo, piangendo senza un grido…” e di un poeta ungherese che lui stesso aveva tradotto imparando la lingua per l’occasione, Endre Ady: ”Noi arriviamo sempre troppo tardi, veniamo sempre da troppo lontano…” , e le registrazioni delle prediche di Don Mazzolari, in una piccola parrocchia del mantovano, e le prime basi della psicanalisi, che ci facevano capire quanto c’era sotto la superficie delle nostre coscienze (l’io, l’id, l’inconscio).
A lui devo il ricordo vivissimo dello storico “Galileo” di Bertoldt Brecht al Piccolo Teatro di Milano e La cantatrice calva di Jonesco, recitata da una compagnia mantovana.
Se stessi qui a scavare nella memoria, pian piano affiorerebbe tutto quello che egli ci ha fatto vedere spingendoci ad aprire gli occhi e guardare.
Il ricordo che ho di lui come persona è molto vago: era uno di noi, come i nostri padri.
Credo che fosse un insegnante mandato in periferia per questioni politiche, doveva essere un maestro scomodo.
Tutti i maestri che si elevano al di sopra della normalità sono scomodi: vedendo il film “L’attimo fuggente” ve ne potrete rendere conto. Il ragazzo che sale sul banco e dice a voce alta: “Capitano, mio capitano…” mi fa pensare a lui e risveglia più di ogni altra scena il suo ricordo.
Molti anni dopo scoprii che era morto ancora giovane e che ora a lui è intitolata la Biblioteca di Mantova. http://www.bibliotecabaratta.it/index.php/it/
Alcune poesie
Filippo De Pisis - Autunno
Cadon le foglie gialle del fico
e dal mio cuore partono
vaghi sogni.
L’oro di queste sere
indugia sulle cornici dorate
sulle belle tinte dei quadri.
A mano a mano che
muore l’estate
un’alta pace
queste terre invade
e la mia sete di ieri?
Un’ombra fine è attorno,
ma più lontano
l’infinita sete struggente,
e il richiamo ai noti ardori.
Cadon le foglie gialle dal fico…
E nel mio cuore si fa sera.
Il tempo
Son passati dei giorni,
dei mesi, degli anni.
Tu credi che abbia ormai dimenticato
che il mio cuore sia chiuso
al profumo delle nostre sere.
Ma non è vero!
Basta, vedi, che si levi
dal fondo della strada
una canzoncina mesta,
basta, appena, che tremi una foglia
che passi un’ombra
e riconosco il tuo riso
un po’ amaro
e sento il cuore che trema.
_____
Ho faticosamente recuperato la poesia di Endre Ady, ma a parte i due primi versi, ho cercato di tradurre dall’inglese. Non ho trovato la stessa poesia in lingua magiara
Noi arriviamo sempre troppo tardi
veniamo sempre da troppo lontano
I nostri passi sono sempre stanchi e tristi
noi arriviamo sempre troppo tardi.
Non sappiamo nemmeno come morire in pace.
Se ci appare da lontano la morte
le nostre anime si tuffano in un tam tam di fiamma.
Non sappiamo nemmeno come morire in pace.
Noi arriviamo sempre troppo tardi
Siamo sempre a un soffio dal realizzare un successo
o i nostri sogni, il nostro paradiso o il nostro abbraccio.
Noi arriviamo sempre troppo tardi
Quel che resta di un padre
Ottobre 18, 2018 on 8:44 pm | In Personali, Racconti | No CommentsNon ricordo mio padre come persona viva. La sua immagine mi deriva dalle fotografie che tengo in un cassetto: un gruppo familiare in cui sono anch’io, in posa davanti al fotografo, una delle prime foto a colori in cui lui, in canottiera e col cappello che ombreggia il viso, guarda nell’obiettivo di un turista tedesco di passaggio a casa nostra, e una fotocopia di un gruppo di suonatori della Banda di Gonzaga, in cui suonava uno strumento a fiato.
Avevo 12 anni quando una malattia che allora era incurabile se lo porto’ via in un paio di mesi. Allora e per molti anni ancora non ho pensato che la sua mancanza avesse influito tanto sulla mia vita, ma ora so che crescere senza padre lascia nella vita un vuoto che produce guasti senza rimedio.
La sua presenza è legata al mio più antico ricordo; una piccola cioccolata che esce da una tasca: è avvolta in carta gialla e sopra c’è un trenino marrone, con tante ruote. Il calore del corpo l’ha resa un po’ molle e deformata; io la vedo davanti a me e so che me l’ha portata papà ma non lo vedo come persona.
Adesso che ci penso i suoi ricordi sono legati ai piccoli doni che allora un padre contadino poteva fare: dei pezzi di legno di varie forme ricavati dalla legna da ardere che mi servivano per costruire delle casette, delle pecorelle fatte con il tutolo delle pannocchie, nelle caldissime estati in cui si sfogliava il granoturco.
Poi i giorni della malattia, i viaggi in treno fino ad un ospedale lontano a trovare un uomo che non si era mai allontanato dalla sua casa, sperduto nei corridoi di questo luogo tanto triste e anonimo.
E poi l’ultimo ricordo: vedo in una mattina di fine inverno, nell’aria nebbiosa del mattino, una figura grigia seduta su un albero tagliato, con la testa tra le mani. Era tornato per passare gli ultimi giorni nella sua casa.
Ed ora il ricordo più importante, il più vivo e significativo, che sempre ho avuto chiaro nella memoria, come la scena di un film. Qui mio padre è vivo, lo vedo camminare sulla strada che dalla mia casa porta su fino alla strada principale, una strada che da tempo immemorabile porta su al Nord. La strada è alta, perché oltre ci sono i terreni che fanno parte da sempre della golena del Po, e poi c’è il fiume.
Mia madre sulla riva della strada si dispera verso di lui che fermamente prosegue a piedi; c’è con lui una persona sconosciuta, un soldato tedesco in fuga verso il suo paese.
La guerra sta per finire e anche questo padre forse vuol tornare dai suoi figli, dopo la follia che ha travolto il mondo intero, ma i ponti sono distrutti, bisogna trovare un battello che lo aiuti a passare il grande fiume.
Questo è un ricordo che mi ha gratificato molto nella mia giovinezza.
Ero già avanti negli anni quando un giorno mi sono resa conto che questo ricordo è falso, un fantasma della mente: io sono nata due anni dopo la fine della guerra.
Il racconto che mia madre deve avermi fatto tante volte ha sbagliato collocazione: invece di entrare nella zona delle informazioni è entrato felicemente nella zona dei ricordi.
Uno scettico in Paradiso
Ottobre 18, 2017 on 8:59 pm | In Personali, Racconti | No CommentsEra giunta la sua ora. Con grande stupore si ritrovò davanti alle porte del Paradiso. Dopo un attimo di indecisione bussò e gli fu aperto. Il Giudice lo guardò ed emise immediatamente la sentenza: Sei stato un brav’uomo in fin dei conti… coerente, onesto con gli altri e con te stesso… ti meriti il Paradiso. Finalmente saprai la verità, quella che hai ostinatamente cercato per tutta la vita. Gli sembrò che il Giudice ammiccasse mentre diceva queste parole. Davvero saprò la verità? - pensò lo scettico - tutta?…proprio tutta?…quasi quasi… Senta…preferirei farmi prima un po’ di Purgatorio…sa, a me piace cercarla, la verità… mi annoierei troppo…
Il mondo di Kira
Ottobre 18, 2016 on 8:54 pm | In Personali, Racconti | No CommentsSe qualche volta passate dalle parti di Cremona, e per avventura vi trovaste a passare per qualche viottolo di campagna, in una di quelle giornate in cui cielo e terra sono confusi in una nebbiolina che sfuma ogni cosa davanti a voi, potreste avere la fortuna di vedere due figurine apparire all’improvviso, sbucate da chi sa dove: una signora e un lupo… Un lupo? Direte voi. Proprio un lupo; ma non quello delle favole; questo è un essere elegante e gentile come la sua compagna umana. Nascondetevi e non le disturbate, potrebbero scomparire all’improvviso come un miraggio. La nebbia le fa queste cose. La signora e la sua amica fanno un gioco che si chiama “cerca la talpa”. Lei le mostra le montagnole che indicano le uscite di questi animaletti, fa con il piede il gesto di scavare e la lupetta con un balzo si precipita sulla montagnola e comincia a scavare furiosamente; se sente odore di talpa fresco continua a scavare per ore portando alla luce tutto il cunicolo, se non sente l’odore perché la talpa se n’è andata da troppo tempo abbandona gli scavi e aspetta un’altra indicazione. Veramente le vede anche lei ma concede gentilmente alla sua compagna di giochi di partecipare alla caccia . Se per troppe volte l’odore di talpa è troppo flebile, lei alla fine guarda la signora con commiserazione e se ne va per i fatti suoi. Se, incantati dalla scena a cui avete assistito vi avvicinerete e farete amicizia con questi due personaggi quella delle due che può parlare vi racconterà vita e miracoli di colei che parla una lingua che noi umani non possiamo intendere. Vi spiegherà che questo cane può sembrare stupido perché non ubbidisce: è invece intelligentissimo, e fa le cose soltanto se le ritiene giuste; non esegue un ordine ciecamente, ma ci ragiona sopra e se vede che non è una cosa utile o divertente non la fa, non è servile, vive il rapporto da pari a pari: al primo incontro con lui bisogna sostenere un esame al termine del quale o si guadagnerà il titolo di capobranco oppure inesorabilmente il capobranco avrà quattro zampe e un folto pelo. Infine la signora che ha un nome antico e regale , Costanza, vi delizierà raccontandovi gli aneddoti che riguardano la sua fida compagna.
Pranza col lupo.
In questi giorni sta facendo i capricci e non mangia più la sua pappa, vuole solo quello che mangiamo noi, dopo però sta male perchè non le fa bene la roba cucinata, per lei ci vuole cibo con poco sale, senza sughi o grassi, ma è una golosona e a volte non riusciamo a non farle assaggiare il nostro. Ha un modo tutto suo di chiedere il cibo, non abbaia o da’ fastidio in alcun modo, usa la “resistenza passiva”. Cioè si siede accanto a te e senza dire assolutamente niente ti fissa insistentemente, si limita a guardare, ma sfido chiunque a continuare a mangiare indisturbato con un “essere” che ti guarda a quella maniera! Ti senti talmente a disagio che le allunghi un assaggino per forza, non resiste nemmeno mio marito che pure vuol fare “il duro”!
“Stamattina la Kira durante il suo giretto ha trovato un sacchetto di carta con dentro un panino al prosciutto!!! Ieri c’erano degli uomini che scaricavano delle piante da un camion perchè stanno facendo una specie di parco pubblico nel “nostro” terreno di passeggiate, quel panino lo avranno lasciato loro. Beh, lei lo ha annusato ben bene e si vede che le piaceva, ma siccome aveva già fatto colazione e non aveva fame ha scavato una buca e l’ ha seppellito come fa di solito con le cose che si vuole conservare.
“E’ ghiottissima di pizza!! Una sera abbiamo comprato in pizzeria delle pizze da asporto per mangiarcele comodamente a casa e lei girellava intorno perchè le davamo dei pezzetti di crosta. Ad un certo punto Andrea (che aveva nel piatto ancora due terzi di pizza) si alza per andare a prendere una bibita nel frigo, veloce come un lampo la Kira afferra la pizza dal piatto di Andrea e se la porta sul suo tappetino-cuccia mangiandosela proprio di gusto! Aveva un’espressione così vittoriosa che sembrava che avesse catturato una preda! E’ stata così rapida che non abbiamo fatto in tempo a fermarla, inoltre era così contenta della sua “prodezza” che non abbiamo nemmeno avuto la forza di sgridarla, ma ci siamo messi a ridere (Andrea un po’ meno ). La tiriamo su un po’ troppo viziata e monella, ma le vogliamo così bene che non siamo in grado di “educarla”. Da quel giorno abbiamo imparato che se ci si alza da tavola e c’è del cibo lo spostiamo in modo che non arrivi a prenderlo, ci fa stare sempre all’erta, non ci concede distrazioni perchè altrimenti ne approfitta subito!!! Andrea però non gliel’ha ancora perdonata, a volte le dice: Tu mi devi ancora una pizza!!!!”
” In questi giorni ha scoperto le noci. Veramente le sono sempre piaciute, quando mio marito le rompeva lei si metteva vicino aspettando il suo pezzetto, ma ora ha imparato a rompersele da sola! Avevamo messo il sacchetto con le noci per terra in un posto fresco, senza sospettare di niente. Domenica scorsa all’inizio non ci abbiamo fatto caso, ma poi abbiamo notato un certo via e vai della Kira dalla lavanderia al suo tappetino cuccia, andava in lavanderia, tornava e si metteva sul tappetino e poi tornava in lavanderia a intervalli regolari. Sentivamo un certo crac crac ma lì per lì non abbiamo badato perchè ha sempre delle cose da rosicchiare, bastoncini per cani o pezzi di legna che va a prendersi lei nella cassetta dove c’e’ quella per il camino. Alla fine incuriositi abbiamo osservato meglio e abbiamo visto che andava nel sacchetto, prendeva una noce e la portava sulla cuccia, l’apriva schiacciandola sotto ai denti , se la mangiava e tornava a prendersene un’altra. Ci ha fatto morire dal ridere perchè lo faceva molto seriamente, con un impegno incredibile! Abbiamo spostato il sacchetto e lei ci e’ rimasta malissimo! Anche le caldarroste le piacciono, quando le facciamo cuocere nel camino lei si accuccia “in prima linea” per avere la sua parte. con un impegno incredibile! “A Natale le hanno regalato delle scatolette di cibo alla trippa che le sono piaciute talmente che ora vuole solo quelle, così non posso più comprarle le altre al supermercato quando faccio la spesa , ma devo andare apposta in un negozio per animali abbastanza lontano …”
“Sai che alla Kira piace la granita alla menta? A me sembra strano ma vedessi come la lecca! E poi anche il bitter! Gliene abbiamo fatto assaggiare una goccia per scherzo e vedessi come se lo leccava anche quello!” “A ferragosto siamo stati da mia mamma che ci ha fatto le pizze e la Kira, come sempre, si è “seduta” disciplinatamente a tavola in attesa che le passassimo i pezzetti di crosta”.
A spasso con Kira.
La storia più che triste è tragicomica. I campi dove porto la Kira a passeggio sono una specie di territorio abbandonato dove si sono insediati vari animaletti che vivono selvatici, oltre ai “classici” topini e talpe ci sono i ricci, tante specie di uccelli e una colonia molto numerosa di coniglietti selvatici. A volte li vediamo sfrecciare a pochi passi da noi col loro codino bianco a batuffolo e la Kira impazzisce perchè purtroppo vorrebbe catturarli essendo una grandissima cacciatrice. Ma essendo anche piuttosto imbranata non è mai riuscita a prenderne uno, visto che corrono molto più veloci di lei e poi hanno la tattica di scappare a zig zag e così la fregano sempre. Un giorno però ne ha trovato per terra uno già morto, doveva essere stato preso da qualche altro cane perchè rimaneva solo lo scheletrino ricoperto di pelliccetta ( scusa l’immagine un po’ “forte” ). A lei non sembrava vero di aver trovato una cosa così “preziosa” ed è stata a rimirarlo e annusarlo per un sacco di tempo. Poi deve aver pensato che era un vero peccato “sprecarlo” lasciandolo lì e così ha pensato di seppellirlo forse per ritrovarlo al prossimo giretto. Ha cominciato a scavare una buca e a spingerlo dentro col musetto, ma la buca era troppo piccola e il coniglietto rimaneva in parte fuori. Allora lo prendeva in bocca e faceva un giro nel campo alla ricerca di un posto migliore, scavava ancora e ricopriva di terra, ma uscivano ancora le orecchie o le zampine e così lo tirava fuori ancora e riprovava in un altro posto. Questo per un sacco di tempo, finché mi sono stufata e ho cercato di aiutarla col piede a scavare una buca più grande, poi l’ ha messo dentro e insieme abbiamo ricoperto tutto. Andava bene, non si vedeva più. Ma lei deve aver pensato che anche così non era poi tanto sicuro e allora perché non portarlo a casa??? Infatti l’ ha tirato fuori ancora e se lo è portato a casa dove finalmente gli ha dato degna sepoltura sotto ai cespugli del mio giardinetto. Per un po’ è stata a “vegliare” sulla sua tomba, poi alla fine se lo è dimenticato e ora noi lo abbiamo tolto quando lei non c’era. E questa e’ la Kira, una pazza pazza cagnolotta simpatica ma impossibile! ”
“Ieri pioveva da matti e quando siamo usciti la Kira si è bagnata tutta, ma tanto a lei non importa niente, non se ne accorge nemmeno. Al ritorno però si è lasciata asciugare per benino col salviettone, e’ la prima volta che ci sta!!!! Di solito scappa, mi prende la salvietta e me la tira, gioca, sta diventando un po’ più “seria” e meno “infantile” . Stavolta le piaceva essere strofinata! Dopo era bellissima perché era pulita e morbida, il pelo nuovo soffice soffice.”
” A volte quando usciamo nella nebbia lei si mette a ululare perchè è felice di uscire e sembra proprio
“il lupo della steppa”.
” Un giorno, durante la nostra passeggiata, abbiamo incontrato una ragazza che ha una cagnolona che si chiama Birra ed è una grande amica della Kira. Allora ho slegato la mia “pazzerella” e loro due si sono messe a correre e a giocare divertendosi moltissimo. Però alla fine dei giochi, mentre Birra è tornata accanto alla sua padrona, la Kira naturalmente ha pensato di andarsene a zonzo per i fatti suoi. La tenevo d’occhio, ma è come i bambini piccoli, basta un attimo di distrazione e combinano i pasticci…. Infatti dove la vedo??????? Lungo il binario della ferrovia che passeggia tranquillamente! Mi sono messa a chiamarla disperatamente, fra l’altro era quel periodo che avevo una mezza influenza e non avevo nemmeno abbastanza voce. Anche quella ragazza la chiamava e le facevamo segno di scendere, ma lei da brava “menefreghista” quale è ci guardava come per dire: ma perché vi scalmanate tanto?? Ha girellato ancora un po’ e poi, quando ne ha avuto voglia, è scesa. Non era ancora accanto a me che passa il treno a tutta velocità! Guarda mi ha fatto morire in quei momenti!!! A quell’ora so che passano un sacco di treni e lei girellava sui binari come se niente fosse! Capisci ora quanto e’ disubbidiente!! Quando ho visto arrivare il treno sono quasi scoppiata a piangere, oltre tutto é già la seconda volta che mi fa questo “scherzo”!
“Al mattino esco con la Kira e c’è tutto ricoperto di brina, lei si diverte un mondo ma io mi congelo. Le pozzanghere sono ghiacciate e bisogna stare attenti a non scivolare, la Kira le lecca come se fosse un ghiacciolo o un gelato, ma a volte scivola anche lei e finisce a zampette larghe, sembra che stia pattinando”.
Casa dolce casa.
“La Kira è un angioletto! Ha messo tutto il pelo nuovo ed è bellissima, è diventata anche un po’ meno scatenata e ora che c’èbel tempo ci sediamo fuori in giardino, lei a dormire ( come sempre) e io a ricamare. Ha un’aria così innocente ma quando ci si mette è una vera diavola! E’ vero che è una simpaticona e le si perdona tutto, dovreste vederla quando dorme “acciambellata” sul divano! Sembra un angioletto! Proprio come i bambini piccoli: si respira un po’ solo quando dormono.” ” E’ dolcissima, alla sera ci mettiamo sul divano e io ricamo mentre lei si appoggia a me e mette la testa sulle mie gambe per dormire, così io devo stare tutta scomoda per ricamare, ma mi fa tanto piacere averla lì.”
“La signorina Kira non ha una cuccia perché la sua cuccia è tutta la casa! La notte dorme in casa, al pian terreno sul divano dove io mi metto a ricamare alla sera, Quando era piccola le avevo messo un tappetino accanto al divano,secondo le mie intenzioni doveva dormire lì, ma lei ha chiarito subito le cose e poco ci mancava che mandasse me sul tappetino e lei sul divano. Poi siamo venute al patto di restare tutte e due sul divano, un angolino per ciascuna. L’ho ricoperto con un granfoulard e poi un altro lenzuolino che cambio sempre, ma anche se cerco di tenerlo pulito ha assunto il tipico “odore di cane” e puzza un po’. Quando viene qualcuno mi vergogno un pochino e cerco di non farlo sedere su quel divano, ma in fondo non me ne frega più di tanto perché e’ troppo bello in inverno stare davanti al camino a ricamare con la Kira accoccolata vicino che a volte mi mette il musino in grembo e fa tanta tenerezza!!!” .
“Ieri siamo andati alla casa nuova con la Kira, avessi visto com’era felice!!!! Appena entrata dal cancello ha fatto la pipì sulle aiuole e poi si e’ messa a correre esplorando e annusando dappertutto! Ha girato il giardino in un lungo e in largo, è entrata in garage, ha persino salito una scaletta che porta sul tetto del garage e mi ha fatto spaventare un bel po’ perché la vedevo camminare sul tetto e temevo che cadesse. Poi è entrata in casa e ha girato tutte le stanze, è andata ad annusare dappertutto. Si è proprio divertita, direi che la casa le piace”.
E.R. Veterinari in prima linea.
L’altro giorno siamo andati da mia mamma ed eravamo tutti contenti , specialmente la Kira che come sai lì puo’ giocare e correre in beata libertà, ma mentre eravamo a pranzo lei se ne stava in giardino per i fatti suoi, ad un certo punto è entrata in casa e io mi sono accorta subito che “era strana”, l ‘ho seguita per osservarla meglio e ……. a momenti svenivo! Aveva il musino completamente tumefatto, tutta la bocca gonfia che sembrava una palla, un occhio incavato quasi interamente ricoperto da una membrana rossa, mi sono spaventata da morire!!! Ho chiamato tutti e abbiamo capito che probabilmente era stata punta da una o più vespe, o altri insetti del genere. Ci siamo spaventati da matti. Continuavamo a osservarla , ma lei a parte il musino irriconoscibile sembrava abbastanza tranquilla, si strofinava il musetto ma non si lamentava. Non sapevamo nemmeno dove trovare un veterinario il giorno di Pasqua e poi mia mamma abita in un paesino di campagna. Però pian piano vedevamo che si sgonfiava da sola. Ci è voluta tutta la giornata e ancora stamattina non è che sia completamente normale, ma è migliorata moltissimo. L’occhio è tornato normale e il musetto è quasi come prima. Ci ha fatto stringere lo stomaco a una maniera che non abbiamo nemmeno finito di pranzare, e siamo stati agitati tutto il giorno.” ” Le sto dando le medicine, ma, mentre con le pastiglie non ho problemi perché gliele avvolgo nella sottiletta e lei mangia tutto in un boccone, per le gocce è molto più difficile. Devo mettergliele quando dorme e sta con l’orecchio girato verso l’alto, ma se ne accorge subito e scappa.
Che fatica ’sta cagnetta!!!!”
” Ieri ha messo la zampetta su un pezzo di nastro adesivo lasciato in giro dai pittori, se lo e’ appiccicato . Camminava con la zampetta alzata come se le fosse successo chissà che cosa e poi è venuta a farsi vedere da me per farsi “curare”.
Love Story.
” Bisogna stare attenti ai cani maschi che l’aspettano persino sotto casa Ce n’è uno biondino che vediamo solo quando la Kira e’ in calore, poi sparisce, ma in questo periodo sta fuori dal portone in attesa che lei esca e se trova aperto entra e l’aspetta davanti alla mia porta”.
“Per la signorina Kira questa e’ la settimana più pericolosa perché e’ in quella fase che accetta le attenzioni dei”giovanotti”. Per fortuna che il biondino non si e’ ancora fatto vivo! Si vede che i suoi padroni si sono decisi a tenerlo un po’ più sotto controllo, mentre prima era sempre in giro da solo. E’ un po’ triste perchè non la slego e deve stare a guinzaglio, ma non posso lasciarla libera ora”.