Categorie:
- Angolo di Clari (rss) (11)
- Angolo di IK5PWB (rss) (7)
- Angolo di Orsi e crocette (rss) (62)
- Album lavori a punto croce (rss) (50)
- Quadri a punto croce (rss) (14)
- Tombolo (rss) (3)
- Varie a punto croce (rss) (17)
- Album lavori con tecniche varie (rss) (19)
- Punto croce (rss) (38)
- Trine e merletti (rss) (2)
- Album lavori a punto croce (rss) (50)
- Angolo di Samy (rss) (19)
- Astro-Giove (rss) (11)
- Astro-Luna (rss) (28)
- Astro-Marte (rss) (3)
- Astro-Saturno (rss) (10)
- Astro-Sole (rss) (61)
- Astro-Venere (rss) (14)
- Astronautica (rss) (9)
- Astronomia (rss) (50)
- Attualità (rss) (26)
- Chiacchierino (rss) (26)
- Cucina (rss) (2)
- Fiori (rss) (6)
- I miei lavori (rss) (35)
- Libri (rss) (2)
- Luna (rss) (10)
- Maglia (rss) (8)
- Meteo cittadino (rss) (14)
- Natura (rss) (27)
- Per Clarissa (rss) (18)
- Per Samantha (rss) (22)
- Personali (rss) (236)
- Piccole cose (rss) (37)
- Punto croce (rss) (14)
- Racconti (rss) (6)
- Ricamo (rss) (9)
- Ricerca amici scomparsi (rss) (2)
- Ricette pasquali (rss) (1)
- Riciclaggio (rss) (5)
- Scuola di maglia (rss) (5)
- Uncinetto (rss) (10)
Archivi
- Settembre 2024 (3)
- Marzo 2024 (1)
- Febbraio 2024 (2)
- Dicembre 2023 (1)
- Ottobre 2023 (1)
- Marzo 2023 (1)
- Dicembre 2022 (1)
- Agosto 2022 (1)
- Luglio 2022 (3)
- Maggio 2022 (2)
- Marzo 2022 (2)
- Maggio 2021 (2)
- Febbraio 2021 (1)
- Gennaio 2021 (1)
- Dicembre 2020 (1)
- Settembre 2020 (1)
- Agosto 2020 (2)
- Luglio 2020 (3)
- Giugno 2020 (1)
- Maggio 2020 (3)
- Aprile 2020 (5)
- Febbraio 2020 (63)
- Gennaio 2020 (1)
- Novembre 2019 (1)
- Ottobre 2019 (1)
- Luglio 2019 (3)
- Febbraio 2019 (3)
- Dicembre 2018 (1)
- Novembre 2018 (1)
- Ottobre 2018 (4)
- Settembre 2018 (2)
- Agosto 2018 (1)
- Maggio 2018 (1)
- Febbraio 2018 (2)
- Ottobre 2017 (1)
- Agosto 2017 (1)
- Aprile 2017 (1)
- Febbraio 2017 (2)
- Dicembre 2016 (1)
- Novembre 2016 (2)
- Ottobre 2016 (3)
- Settembre 2016 (1)
- Agosto 2016 (2)
- Giugno 2016 (3)
- Maggio 2016 (2)
- Marzo 2016 (1)
- Febbraio 2016 (1)
- Gennaio 2016 (4)
- Novembre 2015 (3)
- Ottobre 2015 (5)
- Settembre 2015 (2)
- Luglio 2015 (1)
- Giugno 2015 (1)
- Maggio 2015 (2)
- Marzo 2015 (5)
- Febbraio 2015 (1)
- Gennaio 2015 (4)
- Dicembre 2014 (3)
- Novembre 2014 (1)
- Ottobre 2014 (4)
- Settembre 2014 (1)
- Agosto 2014 (6)
- Luglio 2014 (1)
- Giugno 2014 (2)
- Marzo 2014 (5)
- Gennaio 2014 (2)
- Novembre 2013 (4)
- Ottobre 2013 (2)
- Settembre 2013 (2)
- Agosto 2013 (3)
- Luglio 2013 (2)
- Giugno 2013 (2)
- Maggio 2013 (4)
- Aprile 2013 (1)
- Marzo 2013 (1)
- Dicembre 2012 (2)
- Novembre 2012 (1)
- Ottobre 2012 (1)
- Settembre 2012 (3)
- Giugno 2012 (3)
- Maggio 2012 (2)
- Aprile 2012 (2)
- Marzo 2012 (4)
- Febbraio 2012 (9)
- Gennaio 2012 (4)
- Dicembre 2011 (4)
- Novembre 2011 (1)
- Ottobre 2011 (3)
- Settembre 2011 (2)
- Agosto 2011 (2)
- Luglio 2011 (2)
- Giugno 2011 (3)
- Maggio 2011 (5)
- Aprile 2011 (4)
- Marzo 2011 (5)
- Febbraio 2011 (2)
- Gennaio 2011 (3)
- Dicembre 2010 (2)
- Novembre 2010 (3)
- Ottobre 2010 (1)
- Settembre 2010 (8)
- Agosto 2010 (5)
- Luglio 2010 (3)
- Giugno 2010 (3)
- Maggio 2010 (3)
- Aprile 2010 (9)
- Marzo 2010 (8)
- Febbraio 2010 (8)
- Gennaio 2010 (1)
- Dicembre 2009 (6)
- Novembre 2009 (7)
- Ottobre 2009 (4)
- Settembre 2009 (3)
- Agosto 2009 (4)
- Luglio 2009 (4)
- Giugno 2009 (1)
- Maggio 2009 (2)
- Aprile 2009 (1)
- Marzo 2009 (3)
- Febbraio 2009 (2)
- Gennaio 2009 (3)
- Dicembre 2008 (4)
- Novembre 2008 (8)
- Ottobre 2008 (4)
- Settembre 2008 (2)
- Agosto 2008 (6)
- Luglio 2008 (6)
- Giugno 2008 (3)
- Maggio 2008 (4)
- Aprile 2008 (4)
- Marzo 2008 (1)
- Febbraio 2008 (3)
- Gennaio 2008 (4)
- Dicembre 2007 (4)
- Novembre 2007 (3)
- Ottobre 2007 (5)
- Settembre 2007 (3)
- Giugno 2007 (1)
- Settembre 2004 (1)
- Giugno 2004 (1)
- Maggio 2004 (1)
- Novembre 2001 (1)
|
Blogroll
- Accademia delle stelle - Associazione culturale per la diffusione della scienza e dell'astronomia - a Roma
- Atlas Coelestis - Quando le mappe celesti erano arte...
- Il sito di Marco Meniero - Astronomia in fotografia e molto altro
- Unione Astrofili Italiani - La passione (per l'Astronomia), abita qui...
Meta:
IL MERLETTO: STORIA E CURIOSITA’
Febbraio 25, 2020 on 9:16 pm | In Angolo di Orsi e crocette, Trine e merletti, Tombolo | No Comments- Per gentile concessione di Liliana Babbi Cappelletti -
Raccontare di trine e merletti è, come e forse ancora più che per il ricamo, raccontare una storia
al femminile, una storia iniziata alcuni secoli fa e non ancora finita e come per tutte le storie che
si rispettano, simili a favole con re e regine magnificamente vestiti, iniziano con: “C’era una volta…“.
Narra infatti un’antica leggenda abruzzese di una bellissima fanciulla che, inginocchiata davanti
all’immagine della Vergine Maria, mentre pregava con fervore chiedendo la guarigione per la madre
ammalata, vide un ragno tessere con fili d’argento fiori bizzarri ma incredibilmente belli: con fili
sottili tentò allora diriprodurne il lavoro per poter fare alla Vergine un dono speciale e bellissimo.
Un’altra bella leggenda italiana racconta di un giovane pescatore veneziano che, partendo per la
guerra d’Oriente, lasciò in dono alla sua amata una rarissima alga di prodigiosa bellezza.
Mentre la fanciulla aspettava il ritorno del suo innamorato, lontano ormai da tanto tempo, l’alga
comincò’ ad appassire e, perche’ non andasse perduta la bellezza del dono e non intristisse anche
il suo amore, ella imparò a riprodurla, tessendo con l’ago sulla più fine delle reti da pesca del padre.
BREVE STORIA DEL MERLETTO - a cura di Rossana Nurra
Il merletto (e con questo termine intendo
ogni qual si voglia pizzo) è un’arte prettamente
europea, non la si trova infatti in altre parti del mondo.
Tanto per rendere l’idea sono state le suore a insegnare l’arte del Merletto alle donne indiane…
Si incominciano a trovare delle informazioni sui pizzi intorno al 1500: una delle prime notizie
sul pizzo proviene da Milano, una spartizione tra Angela e Ippolita Sforza Visconti del 1493 di
una ” Binda una lavorata a puncto de doii fuxi per uno lenzuolo“.
Nel primo quarto del secolo successivo la moda prese corpo: osservate con cura i quadri del
periodo e troverete sempre dei bei colletti bianchi… siano essi portati da uomini che da donne,
lavorati in pizzo.
Ricordate che, comunque, erano sempre le classi più povere a eseguire tali lavori, destinati
alla classe ricca: nonè cambiato nulla da allora ad oggi: chi costruisce una Ferrari Testa Rossa,
non e’ certo di in grado di acquistarla, anche se vive molto, ma molto meglio di un merlettaio
del 1500.
Tanta piu’ letteratura sul merletto avrete modo di consultare tanta più confusione avrete nella
mente: chi vi parlera’ degli antichi egizi, chi dei greci, che della superiorità di un certo tipo di
merletto, rispetto a quello prodotto (guarda caso) in Italia…
Secondo Mrs Palliser (History of Lace) il pizzo a Tombolo deriva dalla Passamaneria e furono
appunto i membri della corporazione specifica che incominciarono a lavorare con tale
tecnica.
Si osservi, a conferma;Therèse de Dillmont, nella sua Enciclopedia dei lavori femminili, che
riserva su tale tecnica (passamaneria a tombolo) una sezione di capitolo, con scritti esemplificativi
e disegni.
Si ritiene che la lavorazione del merletto a tombolo (o della passamaneria così lavorata) sia
iniziata contemporaneamente sia nelle Fiandre (Antwerp) che in Italia (Venezia e Milano):
chi sia stato a iniziare per primo e chi abbia visto un altro lavorare così, resterà sempre un mistero.
Altro centro importate fu Milano, fulcro della passamaneria, in Europa, cosi’ come Venezia lo era
della moda.
La lavorazione fu un successo, tanto che fu velocemente esportata in Francia e vi furono i primi
libri con disegni: le pompe del 1559, Vecellio, Corona delle nobili e virtuose donne del 1591, in
Svizzera Nuw Modelbuch, Allarey Gattungen Datelschur, del 1561 e qualche altro titolo.
Ho specificato questi titoli perchè tutti e tre sonoancora reperibili o in copie anastatiche o in
rivisitazioni moderne.
Il Nuw Modelbuch e’ stato scritto da una donna (caso speciale) R.M., null’altro si sa di lei, purtroppo
se non che era tedesca e che insegnò per anni in Svizzera.
I pizzi lavorati al tombolo cominciarono a venir esportati in Europa ed ebbero un successo clamoroso:
le donne si resero conto della potenzialita’ economica di questi lavori, che potevano divenir, quindi fonte
di reddito e sostentamento per la famiglia e nacquero quindi le prime insegnanti, le scuole…
Dapprima si limito’ l’utilizzo del pizzo per le camicie, poi via via, lo si utilizzo’ per colletti, cuffie, biancheria
per la casa ecc. veniva indossato indifferentemente sia dagli uomini che dalle donne, cosa che attualmente
si verifica praticamente solo per i jeans.
Tanto erano alla moda che l’Arciduca Massimiliano (d’Austria) proibì “gli inutili e opulenti merletti”, con una
Generale pubblicata il 18 Marzo 1594.Osservate ancora i quadri dell’epoca e verificate quanti sudditi
austriaci la osservarono…
La moda continuò, tra alti e bassi e tra una rivoluzione e l’altra sino alla fine del 1800 e primi anni
del 1900.
Quando la domanda di pizzo a tombolo divenne fortissima e ben che superiore all’offerta ci fu chi
invento’ le macchine.
Guardate le foto della Regina Vittoria, tutta fasciata di pizzi: sono tutti fatti a macchina: non vi
sarebbe stato il tempo materiale di produrre il pizzo a metri e avrebbe avuto un costo proibitivo anche
per una persona dotata di mezzi economici come lei.
Quando vi mostrano pizzi di inizio secolo, molto probabilmente sono produzioni meccaniche,
anche se ben elaborate.
Il lato ancor piu’ interessante della diffusione del lavoro a tombolo e’ dato da un ulteriore elemento:
nacque in due zone identificate, naturalmente vorremmo averne noi il primato, si diffuse in Europa,
in lungo e in largo, tornando poi anche nelle zone di origine, ma con diversi stili…
Per fare un esempio a Idria il lavoro a tombolo fu introdotto da una donna Boema al seguito del marito
operaio in miniera…
Furono utilizzati i materiali più diversi, dal filo, ai metalli ai capelli (in Spagna), probabilmente quello
che decreto’ la fortuna del lavoro a tombolo fu proprio la sua duttilita’; la possibilita’ di impiegare i
filati più disparati per produrre beni preziosi e opulenti, messaggi di ricchezza e potenza.
PIZZI ITALIANI - a cura di Rossana Nurra
Non vi è una letteratura specifica italiana sul pizzo italiano (da questo punto di vista gli stranieri sono
stati molto più precisi e attenti) e quindi le informazioni che di seguito renderò provengono da studiosi
stranieri. Si è detto che a Venezia vennero pubblicati i primi libri di disegni: Venezia, del resto era già
notissimo centro per i pizzi ad ago.
Secondo Risselin-Steerìnebrugen (Les dentelles italiennes) i primi disegni (quali quelli del Vecellio)
in realtà erano eseguibili sia ad ago che a tombolo.
Comunque a Venezia si continuò a preferire la lavorazione del merletto ad ago.
Altro centro notevole del merletto fu Genova e la Costa ligure.
Genova era una citta’ opulenta e la passamaneria di questa località era principalmente fatta con fili
d’oro e d’argento. Quando si impose il merletto a tombolo, lavorato con filo di lino, si unirono i due stili:
Lino inframmezzato da fili d’oro.
Questo genere di merletto venne apprezzato molto dalla clientela maschile.
Quando il genere ebbe a decadere, la lavorazione del merletto si trasferì a Rapallo, Albissola, Portofino,
Santa Margherita ligure ove si attivò una notevole lavorazione.
In queste localita’ veniva lavorata anche la seta.
Milano e la Lombardia. Vi sono pubblicazioni moderne sul genere. La caratteristica principale è data dagli
“occhiolini”: fori di più o meno ampie dimensioni lavorati lungo il motivo.
Questo genere di pizzo rimase influenzato dai pizzi stranieri: in ragione di ciò il merletto di Milano è vario
nella lavorazione e nei punti utilizzati.
Il pizzo di Cantù che oggi viene lavorato non corrisponde all’antico pizzo di Milano, nè a quello lavorato a
Cantù nei primi anni del secolo.
Da una foto del 1900 di un gruppo di allieve si vedono lavorate delle strisce notevoli principalmente Torchon.
Altre localita: agli inizi del 1900 venne creata a Bologna l’associazione Aemilia Ars, volta a incoraggiare il
merletto e il ricamo.
Il risultato fu eccezionale, i lavori che ne scaturirono rasentarono la perfezione.
Su questo tema, per chi le trova, vi sono le pubblicazioni di Elisa Ricci.Tra il XIX secolo e il XX vi era una
genere di merletti friulano…
Non so se proprio a Udine vi fosse un centro specifico o se fossero pizzi importati da Idria (le foto che ho
visionato lo ricordano), tenuto conto che questa ultima località all’epoca faceva parte dell’Impero di
Austria Ungheria.
Il centro di San Sepolcro nacque nel 1900, grazie a Ginna Marcelli.
Su questa signora è stato pubblicato un libro: “Ginna Marcelli e il merletto di San Sepolcro” Petruzzi editore
di Città del castello.
Di Ginna Marcelli Elisa Ricci, in Antiche Trine Italiane, disse: “così a San Sepolcro in provincia di Arezzo,
circa dieci anni orsono (E.R. scrisse nel 1908) le due figlie del maestro elementare Giovanni Marcelli
impararono da una vecchietta forestiera l’arte dei fuselli.
E ora, per virtù di quelle donne intelligenti e operose, a Sansepolcro vive e prospera una scuola di trine
di puro stile italiano che ora è tra le migliori del nostro paese.
Se fra cent’anni Sansepolcro e Cogne diventassero centri di produzione importante e nessuno ne avesse
scritto, dove si troverebbe più la traccia di chi vi gettò inconsciamente,come fa il vento, il primo seme
fecondo ?”
Attualmente San Sepolcro è uno dei centri più importanti del merlettoe spicca la sua Biennale
che merita almeno una visita. Gina Marcelli mancò nel 1977 a 95 anni.
Vi sono altri centri del Merletto: L’Aquila,Gessopalena, Pescocostanzo e la Val d’Aosta, che si identificavano
nel merletto rustico.
TRUCCHI E TRUCCHETTI PER IL PUNTO CROCE
Febbraio 25, 2020 on 6:17 pm | In Angolo di Orsi e crocette, Trine e merletti, Punto croce | No CommentsDue modi per nascondere il filo
Come sapete uno dei problemi che si presentano nel ricamo a punto croce è quellodi nascondere i fili
ogni volta che si finisce la gugliata. Ecco due trucchetti che non avevo mai sentito, e che ho conosciuto
grazie alle amiche del Club “Non Solo Punto Croce”.
Se usate 2 fili potete iniziare la prima gugliata doppiando il filo; cominciate con la parte tagliata
nascondendo i capi sotto i punti che ci sono già, e alla finepotrete infilare la gugliata seguente nel capo di
quella che sta finendo.
Un altro modo consiste nel lasciare pendere il moncone di filo sul davanti, avvolgere l’altro filo doppiandolo
intorno al moncone, fare un paio di punti, riprendere il moncone e nasconderlo sul dirittoo sul rovescio
nei modi consueti.
Vi sarà sicuramente capitato di trovare degli schemi dove non ci sono solo i tre quarti di punto e i mezzi punti, già di
per sè un po’ noiosetti, ma punti praticamente impossibili da fare, come nella foto qui sotto:
Come fare a ricamare la parte esterna, dove le crocette non sono intere, ma nemmeno mezze? Non vi preoccupate eccessivamente di questo, dato che alla fine il punto scritto sarà quello che darà la forma vera e propria al disegno.
Io faccio così: invece di ricamare, come si fa di solito, prima il punto croce e poi il punto scritto, fate al contrario: ricamate il punto scritto come lo vedete nello schema, in modo da delimitare l’area che poi andrà ricamata; dopo, sarà più facile riempire il quadretto regolandosi meglio, perchè il contorno è già stato fatto. In alcuni casi, come quando la parte ricamata è solo un angolino di quadretto, vi accorgerete che non occorre nemmeno riempirla, perchè il punto
scritto, già da solo, ha ricoperto a sufficienza la tela. Seguendo questo consiglio otterrete un ricamo molto più preciso e pulito.
Come ricamare con i filati sfumati
I filati sfumati, ad esempio quelli DMC/Anchor oppure quelli tinti a mano (Sampler Threads, Wildflower ecc.) danno un effetto bellissimo se utilizzati per il ricamo. Per il punto croce io vi consiglio quelli tinti a mano, che hanno delle sfumature molto meno marcate, nel senso che il passaggio da una sfumatura (o da un colore) all’altro avviene molto
più gradatamente. Molti schemi utlizzano questi filati per ottenere risultati davvero insoliti, come gli schemi di
Lizzie Kate tanto per citarne una. Questi filati non possono essere utilizzati come al solito…
…se siete abituate, come me, a fare prima le barrette di “andata” e poi quelle di”ritorno”, utilizzando questi filati il risultato non sarebbe quello voluto, cioè appunto sfumato, perchè la crocetta viene completata in un secondo tempo, quando lasfumatura può essere cambiata, anche di molto, rispetto alla parte di crocetta già fatta.
Bisogna quindi completare subito la crocetta, in modo da ottenere appunto le crocette che cambiano colore in modo graduale. Ovviamente ricamando in questo modo non potete avere un rovescio perfetto, tutto formato, cioè, da barrette verticali.
L’unico modo per potere ottenere un rovescio uguale al dritto, ricamando con questi filati, è quello di utilizzare la tecnica che permette di avere le crocette sia sul davanti che sul dietro: in pratica, un ricamo con due diritti. Ma è una tecnica abbastanza complicata: cercate solo di tenere il rovescio abbastanza pulito, dato che di solito gli schemi che utilizzano questi filati sono tutti schemi per quadri, per i quali quindi non ha moltaimportanza il rovescio.
Filati sfumati: lavorare con 2 aghi
Lavorando con i filati sfumati si ottiene un risultato diverso a seconda dei casi: se si chiudono subito le crocette si ottiene il risultato più simile alla pittura; se si lavora come con i filati monocolore si ottiene un effetto tweed.
Nel primo caso il rovescio non può essere perfetto se si lavora nel modo classico, (prima le andate e poi i ritorni); c’è un modo però per risolvere il problema: lavorare con due aghi…
Tagliate una gugliata doppia dell’occorrente. Ad ogni capo infilate un ago (qui ho usato aghi grossi da lana per evidenziare meglio la lavorazione e ho usato filato da uncinetto). Abbiate cura di iniziare il lavoro a metà di una sfumatura di colore. Con un ago lavorerete l’andata, con l’altro il ritorno. Come viene illustrato nella fotografia il rovescio rimane perfetto. Bisogna prestare attenzione alla fine delle gugliate per combinare la ripresa del colore.
Le misure inglesi per la tela Aida
Spesso su schemi e riviste stranieri, si trovano le misure della tela Aida in “count”.
Ecco come tradurle.
Basta moltiplicare per 4:
11 count equivale alla nostra tela Aida con 44 fori in 10 cm (o lino 9 fili)
14 count equivale alla nostra tela Aida con 56 fori in 10 cm (o lino 11 fili)
16 count equivale alla nostra tela Aida con 64 fori in 10 cm (o lino 13 fili)
18 count equivale alla nostra tela Aida con 72fori in 10 cm (o lino 14 fili)
Il nodo… finto
Capita, a volte, di ritrovarsi, non si sa bene come, il filo con un nodino a forma di cappio. Niente paura,
si scioglie in un attimo…così:
Infilate l’ago nel cappio, poi tirate, con delicatezza, un lembo del filo.
Se vedete che non succede niente, provate, sempre con l’ago infilato nel cappio, a tirare l’altro lembo del filo.
Vedrete che il cappio si rimpicciolisce sempre più fino a quando,
togliendo l’ago, il nodo scompare!!! Qualche volta non funziona ma spesso si!
Organizzare i filati
Avete parecchie matassine di mouline’ e non sapete bene come gestirle, dove tenerle,come ritrovare i colori? Vi dico come faccio io, spero possa esservi utile!
Prima di tutto procuratevi una scatola di plastica portafarfalline, che vendono intutte le mercerie (ma potete trovarle,anche a minor prezzo, nei negozi di ferramenta).
Avvolgete tutte le v ostre matassine attorno alle farfalline, sulle quali segnerete marcae numero.
Preparate poi delle etichette autoadesive che applicherete all’interno di ogni scomparto della vostra scatola, in modo da numerare ognuno di essi, e inserite le farfalline nella scatola, dividendo i colori nei vari scomparti come più vi piace (per sfumatura, per numero, ecc.).
A questo punto, preparatevi un foglio (magari preparato al computer, con l’aiuto di programmi come Excel)
e elencatevi tutti i colori che avete, segnando, per ogni colore, il numero dello scomparto dove si trova.
Il gioco è fatto, quando cercate un colore, guardate sul vostro foglietto: 1) se lo avete 2) dove si trova.
Vi assicuro che velocizzerete molto le operazioni di inizio di un nuovo lavoretto!
Scrivetemi per dirmi come vi sembra questo metodo!
Cambiare marca del filo
Siete affezionate alla DMC ma volete ricamare uno schema dove la legenda è
Anchor, o viceversa? La soluzione c’è: le carte di conversione
Esistono su Internet delle “traduzioni” dei colori da una marca all’altra, non solo DMC/Anchor ma anche per marche come Madeira o altre meno conosciute in Italia.
Se avete le cartelle colori di entrambe le marche, potete anche costruirvela da voi, confrontando i colori uno per uno.
Se invece volete usarne una già fatta (e in questo caso, attenzione perchè ogni tanto si trova qualche errore), ecco qualche indirizzo:
http://www.artedelricamo.com/ricamo/imparare-a-ricamare-ricamo/tabelle-di-conversione-colori-filati-dmc.html
http://www.pipistrellorosa.com/puntodincrocio/PuntoCroceForum/index.php?topic=33.0